Quei boschi di latifoglie e la scoperta del frate

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(Natura fuori porta la Repubblica – Bari 12 febbraio 2020)

 

Campi di frumento al limite dei boschi di roverella nel comprensorio Altamura, Grumo appula, Toritto (Foto Chiara Mattia)

 

Siamo di nuovo tra i boschi di latifoglie di Altamura, Toritto e Grumo Appula. Il padre rosario cappuccino nonché botanico, Antonio Amico, nel 1955 pubblicò la “Fitostoria della provincia di Bari” per l’Istituto botanico dell’Università di Bari. Volume introvabile che per la zona che ora ci riguarda racconta della continua deforestazione avvenuta in particolare dopo l’unità d’Italia. Boschi di “rovere” centenari e destinati al pascolo rasi al suolo per insediarvi seminativi a cereali e per fare traversine per la ferrovia in pieno sviluppo. Trasformazioni che hanno lasciato profonde ferite nel territorio e nella cultura dei luoghi. Nel marzo del 2003 riuscì a far venire in Puglia il botanico Oliver Rackham, ordinario di Botanica a Cambridge ed uno dei massimi studiosi della flora mediterranea. Nei suoi appunti, che mi lasciò dopo aver visitato una parte dei boschi di cui stiamo trattando, Rackham scriveva: «Il pascolamento in bosco ha spesso un grande valore ecologico, soprattutto se vi sono alberi antichi (che questo sito non ha). Anche senza alberi antichi, il pascolamento in bosco può costituire facilmente habitat più ricchi per piante e uccelli rispetto a foreste continue o a prati continui. I pascoli spesso dipendono dalle pratiche di gestione tradizionali. Una minaccia per tali luoghi in tutto il mondo è la perdita della gestione tradizionale che determina la chiusura delle aree aperte». Il ritorno del pascolo controllato in bosco, quindi, potrebbe costituire una delle politiche più adeguate per il potenziamento della biodiversità e per un primo ritorno economico per proprietari e ed utilizzatori.

Fabio Modesti

 

Cartografia di parte dei Boschi di Toritto nel 1880

 

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