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Il bosco diventa suolo edificabile e non puoi farci niente

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Accade in un piccolo Comune della Liguria che un proprietario di bosco a castagno da frutto si opponga al mutamento di destinazione d’uso ad edificabile. Presenta ricorso straordinario al Presidente della Repubblica e il Consiglio di Stato gli dà torto, rinfacciandogli di essere irriconoscente


In copertina, bosco ceduo di castagno in territorio di Vico del Gargano, nel Parco Nazionale del Gargano – foto ©Fabio Modesti

di Fabio Modesti

I piani urbanistici, si sa, sono un duro banco di prova per le amministrazioni comunali. Per la loro elaborazione si investono molti denari cercando di coinvolgere urbanisti di vaglia, archistar, professionisti esperti. Di solito i piani urbanistici costituiscono strumenti politicamente molto delicati, si rompono maggioranze, cadono amministrazioni, si compattano interessi trasversali. Soprattutto, nella loro formazione si cerca di soddisfare quante più aspettative possibile, in pratica si firmano cambiali politiche con l’imprenditoria edile, si mettono in piedi vere e proprie alleanze politico-fondiarie. E in molti casi i piani urbanistici non vedono mai la luce perché la sintesi tra le richieste di edificabilità e le possibilità di realizzarle non riesce.

Il castagneto sacrificato

Può anche accadere, però, ed è il caso di cui ci occupiamo, che un nuovo piano urbanistico vada contro i desiderata del proprietario dei suoli interessati rendendoli edificabili contro il suo volere. È accaduto questo in Liguria nel piccolo Comune di San Colombano Certenoli (Genova), poco più di 2.500 abitanti, dove un suolo di un terzo di ettaro di bosco coltivato a castagneto da frutto e prato-pascolo è stato tipizzato nel nuovo Piano Urbanistico Comunale, appunto contro il volere del proprietario, edificabile per poter costruire «anche ad uso residenziale, con indice di edificabilità fondiario (da esprimere in termini di SU con l’utilizzo dell’IUI) 0,01 mq/mq (non superiore a 0,01mq/mq), numero piani max 3, altezza dell’edificio max 9, 00 m.». Ma il proprietario si è opposto in tutti i modi alla trasformazione di destinazione d’uso di quel suolo che nel precedente Piano di Fabbricazione era tipizzato come area agricola ed a lui stava bene così. Si è così rivolto al Presidente della Repubblica con un ricorso straordinario sul quale, come previsto dalla procedura, si è espresso con un parere il Consiglio di Stato, prima Sezione, presieduta dall’ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con Mario Draghi Presidente, Roberto Garofoli.

Il parere del Consiglio di Stato

I massimi giudici amministrativi non hanno condiviso le tesi del proprietario del bosco ed anzi hanno sollevato una questione di carenza di interesse a proporre ricorso per l’annullamento della deliberazione di approvazione del Piano Urbanistico Comunale «in quanto la lesione alla propria sfera giuridica da esso lamentata non sussiste in termini di attualità e concretezza e comunque trattasi di un pregiudizio la cui neutralizzazione non richiede necessariamente l’annullamento dell’atto oggetto di contestazione». In sostanza, sostengono i giudici di Palazzo Spada, «la nuova destinazione […] non determina una lesione attuale e concreta della sfera giuridica del ricorrente proprietario, atteso che essa, in base agli atti posti a disposizione del Collegio, non impone affatto la lamentata trasformazione nei sensi avversati dal [ricorrente]. Da ciò deriva pure la mancanza di una necessaria e non altrimenti ottenibile utilità della richiesta decisione di annullamento del provvedimento impugnato in capo al ricorrente. Vi è, infatti, da considerare che lo strumento urbanistico, nel determinare la destinazione delle parti di cui si compone il territorio comunale, ha efficacia conformativa del diritto di proprietà, stabilendo le modalità e i limiti di esercizio delle facoltà che ne costituiscono contenuto e concreta esplicazione. La previsione di edificabilità del suolo, nel regolamentare lo ius aedificandi, attribuisce al proprietario la mera facoltà di trasformarlo, così ampliandone i contenuti, ma non ne impone affatto l’obbligo. L’edificazione, pertanto, è rimessa alla esclusiva iniziativa del proprietario, il quale può liberamente scegliere di non realizzarvi costruzioni, mantenendone le attuali caratteristiche». I giudici dicono di più e sembrano contestare al proprietario dei suoli che ha presentato ricorso il fatto di disconoscere il favore fattogli dall’amministrazione comunale. Scrivono, infatti, «in tale contesto, pertanto, la previsione urbanistica avversata non si presenta pregiudizievole e lesiva della sfera giuridica del ricorrente, connotandosi, invece, quale disposizione di favore, che, rispetto alle previgenti disposizioni di piano, conforma in termini ampliativi i contenuti del diritto di proprietà senza escludere affatto la permanenza dell’utilizzo del suolo nella sua attuale conformazione». Dal bosco di castagni di San Colombano Certenoli è tutto…

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Carmelo Guarnieri Labarile

    Gentile Fabio,
    ritengo che nello specifico tutto vada contestualizzato e riportato alle fonti normative.
    Parliamo di poco più di tre mila metri di castagneto che probabilmente sono accatastati come bosco e pascolo e che diventano suolo edificatorio. Laddove l’italiano medio rileva un beneficio, probabilmente un genovese lo interpreta come una disgrazia perché ormai su quel terreno, ove raccoglie castagne, ora dovrà anche pagarci l’imu ed è risaputo che il genovese ha un rapporto morboso con i soldi.
    A ciò bisogna aggiungere una distorsione di fondo, ovvero che il castagneto da frutto non è mai stato considerato bosco ed ad avallo di ciò è intervenuto anche l’art. 5 c.ma 1 lettera b del d. lgs 3 aprile 2018 n. 34 (Testo Unico Foreste) che esclude espressamente il castagneto da frutto dalla definizione di bosco, e quindi dalla relativa vincolistica.
    Tutto lascia supporre che il proprietario genovese abbia incontrato gli interessi di un avvocato genovese che, eccedente in morbosità, si sia rivelato un consigliere levantino, perché le norme ci sono e sono inequivoche.
    Dopodiché, da ex appartenente al Corpo Forestale dello Stato, sono per un uso omnia del bosco. Io ritengo che, pagando dazio, si possa e si debba poter costruire anche nei boschi perché, ricordando una locuzione del mio comandante della scuola forestale di Sabaudia, l’Italia è un paese ricco di boschi poveri.

    1. Fabio Modesti

      Caro Carmelo, non condivido affatto la locuzione del tuo comandante a Sabaudia. L’Italia è un Paese con boschi di rilevanza primaria da punto di vista ecologico, distribuiti in uno stivale lungo e stretto dove anche i boschi, per dire, dell’Alta Murgia, i boschi bonsai, sono straordinariamente importanti. Se poi ci si riferisce a boschi produttivi di legname, la musica cambia… La questione ligure di cui ho scritto ha almeno due profili interessanti: in primo luogo la battaglia di un privato cittadino che non vuole far modificare la tipizzazione urbanistica al proprio suolo quando di solito accade il contrario. E già questo è degno di nota quantomeno d’interesse. Il secondo aspetto riguarda il fatto che quel suolo (pur non costituendo “bosco” nell’accezione tecnico-giuridica della disciplina in materia) era tipizzato nel precedente strumento urbanistico come tale ed anche nel Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Genova è tutelato come tale ed anche dal punto di vista paesaggistico. Ma il Consiglio di Stato non si è addentrato in queste questioni perché ha chiuso le porte prima adducendo, sicuramente correttamente dal punto di vista processuale, la carenza di interesse da parte del ricorrente perché la tipizzazione di per sé non implica la realizzazione edilizia. Ma, intanto, il proprietario pagherà l’IMU per suolo edificabile contro la sua volontà e chi ha già realizzato edifici (lo si accenna nel parere del CdS) nell’area contigua a quella del castagneto penso si stia fregando le mani aspettando, forse, la dipartita dell’anziano proprietario per allettare gli eredi e completare l’edificazione. Tutto questo mentre di blatera di transizione ecologica (che io definisco transazione), di piantare alberelli ad incertissimo destino contro la CO2 in atmosfera, e green deal e cose del genere, consentendo di far fuori aree con vegetazione arborea matura e di impermeabilizzare sempre più suolo.

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