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Urbanistica à la carte in Puglia – Il Piano casa

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Foto Fabio Modesti

Il destino della legge regionale sul Piano casa che, come in altre Regioni, consente ai Comuni di attribuire vantaggi volumetrici agli interventi di ampliamento, demolizione e ricostruzione di edifici esistenti anche in deroga alla pianificazione urbanistica ed alle tutele paesaggistiche. Una legge del 2009 i cui effetti sono stati prorogati fino a tutto il 2021. Ma ora il Ministero dei Beni Culturali ha detto basta.


La Regione Puglia rischia di instaurare un nuovo conflitto con lo Stato ed ancora con il Ministero per i Beni culturali (Mibact); la norma che proroga il Piano casa – che Piano non è -, inserita nella legge regionale di bilancio 2021, violerebbe le disposizioni di tutela del territorio contenute nel vigente Piano paesaggistico (Pptr) approvato d’intesa con lo stesso Ministero. La sensazione del comune cittadino è che ci sia da parte del Consiglio regionale pugliese una sorta di coazione a ripetere in tema di edilizia in rapporto alle norme di tutela del paesaggio. Il Mibact, vedremo se il governo confermerà, imputa alla Regione di utilizzare la proroga dell’efficacia della legge del 2009 “straordinaria e urgente” a sostegno dell’attività edilizia e per il miglioramento della qualità del patrimonio edilizio residenziale – cioè il “Piano casa” – come un grimaldello per scardinare il Pptr.

Foto Fabio Modesti

Le modifiche unilaterali del Pptr

Consentendo di intervenire con aumenti di volumetrie anche in aree sottoposte a vincolo paesaggistico individuate mediante una semplice deliberazione di Consiglio comunale, la legge pugliese «introduce invece una modifica unilaterale della disciplina di tutela prevista dal Pptr e dalle sue NTA [norme tecniche di attuazione n.d.r.], la cui revisione può avvenire esclusivamente nel rispetto dei presupposti e delle modalità previsti dall’articolo 3 dell’Accordo di copianificazione, sottoscritto congiuntamente con questo Ministero il 16 gennaio 2015, ai sensi dell’articolo 143, comma 2, del Codice di settore». Non è la prima volta, dicevamo, che il Consiglio regionale pugliese legifera in contrasto con le norme di tutela paesaggistica ed ambientale. Si ricordano, tra le ultime, le modifiche alla legge regionale sul turismo rurale, le norme per l’istituzione del parco regionale di Costa Ripagnola nonché parte di quelle relative al revamping degli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili.

Il rischio del giudizio davanti alla Consulta

Quando si è arrivati in giudizio davanti alla Consulta, la Puglia ha avuto sempre la peggio. Ed è bene rammentare che le sentenze della Corte Costituzionale hanno effetto retroattivo, fatte salve eventuali limitazioni che a tale effetto la Corte vorrà dare. A leggere la nota con la quale il Mibact ha chiesto al Governo l’impugnazione della norma regionale, appare evidente che lo stesso Ministero abbia agito più che tardivamente perché questa è solo l’ultima di una lunga serie di norme analoghe. Ma la tardività probabilmente non avrà rilievo in un eventuale giudizio. Di più, le precedenti proroghe hanno anche allargato a dismisura le maglie di intervento del Piano casa arrivando a determinare stabili misure urbanistiche che però agiscono al di fuori di qualsiasi pianificazione. Una tendenza alla deroga urbanistica che viene da lontano e che determina zero trasparenza e danni carti al territorio. Tanto più che ad oggi non esiste alcun monitoraggio sugli effetti prodotti dal cosiddetto Piano casa pur se la stessa legge prescrive che ogni anno «i Comuni approvano un rapporto sullo stato di attuazione delle presente legge all’interno del territorio comunale e lo trasmettono alla Regione». Tale modo di procedere espone i Comuni al rilascio di assensi viziati in balìa di scelte al di fuori di ogni pianificazione e, quindi, della partecipazione pubblica alle scelte urbanistiche mentre la Regione neanche valuta gli impatti che la propria legislazione determina.

Foto Fabio Modesti

La cosa giusta da fare

Cosa resta da fare al Consiglio regionale per evitare un’altra brutta figura? Cancellare del tutto quella che è divenuta una pessima legge che produce interventi al di fuori di qualsiasi pianificazione; facilitare l’adeguamento dei piani urbanistici alle norme di tutela paesaggistica ed ambientale premiando, con le norme di piano, gli interventi sul patrimonio edilizio esistente; accompagnare i Comuni in un percorso virtuoso di risanamento urbanistico per fermare il consumo di suolo. Fuori da questo vi è confusione e poca trasparenza a spregio di quanto avviene, nella gestione del territorio, nei Paesi di tradizione liberale.

Fabio Modesti

Questo articolo ha 4 commenti

  1. Pasquale

    Credo che Mibact non tenga conto di un fatto essenziale, l’impronta del fabbricato non può essere aumentata poiché ci sono limiti inderogabili del codice civile , limiti fisici della viabilità
    Nelle zone A/1 centri storici non è applicabile il piano casa , ad esempio a Bari vige il regolamento del Murattiano , che impedisce la demolizione e ricostruzione, quindi vi sono le norme di tutela
    Il piano casa di fatto si può sviluppare solo in altezza sempre nel rispetto dei limiti altezza rapporto viabilità, di fatto le limitazioni che il Mibact vuole imporre cozzano con il consumo del territorio, confliggono con l’esigenza di avere fabbricati in sicurezza sismica , di classe A energetica. Il limiti di tutela vanno applicati ed invocati contemperando le necessità e gli obbiettivi, il furore di conservazione esagerato non rende un servizio al paese , semmai crea danni, si potrebbero definire gli obbiettivi, le esigenze di sicurezza e modernità ambientale, con la redazione di piani applicativi particolareggiati al contesto storico ed architettonico , non un no a priori
    Ciò non di meno è verissimo che la Regione Puglia ha fatto dei casini enormi nel corso degli anni, con una serie di regole e legislazioni schizzofreniche

    1. Fabio Modesti

      Grazie, pasquale. La questione che pone il MIBACT è semplice: non puoi derogare al Piano Paesaggistico Territoriale Tematico (PPTR) perché non ne hai la facoltà. Infatti, il PPTR è frutto di un’intesa Stato-Regione i cui elementi non possono essere modificati unilateralmente. Tutto qui. Il resto in questo momento non è in discussione ma lo è politicamente perché, come giustamente tu osservi, è frutto della schizofrenia politica e legislativa regionale che non comprende, probabilmente, che gli effetti delle leggi fatte male si riverberano sui cittadini con il rischio di determinare veri e propri danni.

  2. Giovanni Musa

    Quanto scritto dalla Soprintendenza nella nota inviata al al Ministero per impugnare la norma regionale è fuorviante. In alcuni passaggi riporta del falso. Falso è che detta norma consenta opere in contrasto con le norme del PPTR. Scommetto qualunque cifra con chi è capace di dimostrare il contrario di quello che affermo. Vero è invece che il Piano Casa regionale in alcuni passaggi consente di far approvare veri e propri planivolumetrici con semplici permessi di costruire. Vero è che la norma che tentava di ostacolare questa situazione libertina e che dichiaró lo scorso anno l’incostituzionalità di alcune norme regionali, è stata resa inutile da un’altra norma, ma questa volta dello Stato. Ci sarà qualcuno in Puglia che ha inciso così tanto che la norma che bloccava i loro interventi “è uscita dalla finestra ed è entrata dalla porta principale”. Che fare? Ora a causa di queste “aberrazione” rischia di subire un fermo anche il piccolo intervento che occorrerebbe comunque garantire per la salvaguardia dell’economia locale e per il recupero ed il miglioramento dell’edilizia esistente. Certo è che non si combattono le aberrazioni con l’utilizzo di concetti errati e falsità della Soprintendenza che attualmente non fa altro che perseverare nelle convinzioni e comportamenti già attuati in sede provinciale (Br-Le), forse dagli stessi soggetti che hanno avuto un avanzamento di carriera.

    1. Fabio Modesti

      Grazie, Giovanni, per il commento. In realtà quel che si può addebitare al MIBACT, come ho scritto, è la tardività dell’intervento alla luce delle numerose proroghe e modificazioni della norma originaria. Ora, credo, si sia arrivati al redde rationem. E non credo il Parlamento sia di nuovo disponibile (ed il Governo centrale prima) a mettere una pezza. Il MIBACT ha però sollevato una questione banale, se vogliamo, e sotto gli occhi di tutti: tu Regione non puoi modificare unilateralmente un accordo fatto con lo Stato (cioè il Piano Paesaggistico) con una tua legge consentendo ai Comuni di derogare allo stesso Piano che, ripeto, non è un atto regionale ma dello Stato con la Regione. La questione è semplice. Poi, c’è tutto il discorso della pianificazione urbanistica e territoriale ormai defunta nella politica pugliese. Un evento che non giova ai cittadini. Ma penso di riparlarne.

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