Editoriale Corriere del Mezzogiorno – Puglia del 14 maggio 2024
di Fabio MODESTI
Sono trascorsi 50 anni dalla celebrazione del referendum sul divorzio ma sembra che il ricordo sia totalmente svanito nelle competizioni elettorali locali. Eppure quel referendum cambiò le sorti civili di questo Paese. Il quesito referendario mirava ad abrogare la legge n. 1º dicembre 1970, n. 898 che il Parlamento italiano approvò dopo un tormentato iter. La proposta di legge ebbe primi firmatari il deputato socialista Loris Fortuna e quello liberale Antonio Baslini, sostenuta da movimenti libertari e soprattutto dal Partito Radicale guidato da Marco Pannella e Mauro Mellini. Fu il momento in cui maturò nei cittadini la consapevolezza che la libertà di scegliere la propria vita e le proprie relazioni fosse più importante dello status sociale del matrimonio indissolubile. Fino a quel 13 maggio 1974 la spinta verso la conquista di libertà civili aveva avuto, dal 1965, la propulsione della Lega italiana per il divorzio di Pannella e Mellini con l’obiettivo di difendere la proposta di legge già depositata in Parlamento da Loris Fortuna. Il mondo politico libertario e liberale iniziò una battaglia politica straordinaria cui non furono estranee larghe fasce del mondo cattolico più avanzato. Il mondo comunista italiano seguiva dubbioso l’evolversi della “questione divorzio” ed i dirigenti del PCI non osavano prendere una posizione netta per non rompere gli equilibri con il mondo cattolico più retrivo e con il Vaticano. Ma i suoi militanti erano, come spesso è accaduto in tema di diritti civili, molto più avanti. Alla fine, il 13 maggio 1970, la legge Fortuna-Baslini non fu abrogata, l’Italia diventò un Paese più libero ed iniziò un lungo e straordinario periodo di conquiste civili e sociali per i cittadini. In Puglia i risultati referendari furono di segno opposto. Il “Sì” all’abrogazione della legge vinse con il 52,60%, tutte le province segnarono questo risultato tranne quella di Taranto in cui gli operai dell’Italsider guidarono la vittoria del “No”. Nella sinistra pugliese il Partito Socialista ebbe un ruolo di primo piano nella battaglia per il “Sì”. Ma la Puglia aveva un’arretratezza culturale e politica ancora molto pronunciata ed il mondo cattolico non aveva ancora sviluppato libero pensiero su questi temi. Addirittura in Sicilia, in Calabria ed in Sardegna il “No” prevalse. Il ricordo della conquista civile di 50 anni fa dovrebbe caratterizzare le importanti competizioni elettorali locali in corso in Puglia, perché di essa continuano ad usufruirne anche i pugliesi nonostante il loro maggioritario “No” al divorzio.