Avviata la consultazione pubblica per l’individuazione del sito unico nazionale dove depositare i rifiuti radioattivi, compresi quelli delle centrali atomiche chiuse a seguito del referendum del 1987.
I dati disponibili sul portale della consultazione pubblica sono minimali, le informazioni scarse. Anche il webgis implementato non consente una partecipazione informata del pubblico.
Dopo il flop della localizzazione nelle cavità di Scanzano Jonico nel 2003 del deposito nazionale delle scorie radioattive prodotte nel breve periodo del “sogno nucleare” italiano, su pressione dell’UE, nel 2010, si è deciso di elaborare una carta nazionale delle aree idonee ad ospitare il deposito insieme ad un parco tecnologico. Un deposito sotterraneo che successivamente sarà coperto fino a formare una collina. 110 ettari per ricoverare le scorie nucleari ed altri 40 ettari per realizzare un centro tecnologico di ricerca. Ieri la carta è stata resa pubblica e con essa i criteri di elaborazione e la procedura pubblica di consultazione che non finirà prima di un anno.
Sul metodo e non sul merito
Quel che possiamo dire ora non è relativo al merito dell’individuazione del sito, che comunque è necessario e giusto realizzare, ma al metodo. Per consultare la cartografia con i siti è necessario scaricare pesanti file in formato .pdf che hanno come base una mappa praticamente “muta”, ossia priva di elementi di riconoscibilità e di valutazione dei territori. Queste mappe sono state elaborate in modo da offrire in trasparenza la orografia ed acclività. A peggiorare la situazione, una scala di rappresentazione 1:200.000, cioè 1 centimetro è pari a 2 chilometri. E’ necessario garantire al pubblico, che deve esprimere le proprie opinioni, informazioni in grado di essere sovrapposte, interpolate e verificate anche nel dettaglio utilizzando anche basi cartografiche tematiche aggiornate disponibili nei vari portali regionali e nazionali.
Il caso del sito BA-5
Osservando, ad esempio, la cartografia .pdf relativa al sito BA-5 la mente subito corre al Bosco di Difesa Grande, il più grande bosco naturale in provincia di Bari, che è proprio lì da quelle parti ma non si vede. Non si comprende se il sito interferisce e come e quanto con quell’area tutelata dalla Direttiva UE “Habitat”. Un sistema informativo a libera consultazione sul web, un webgis, soddisferebbe quel criterio minimo di democrazia evocato da Luigi Einaudi, “conoscere per deliberare”. A dire il vero, il webgis c’è ma ha contenuti e strati informativi minimali che poco aiutano a comprendere se e quali impatti ed interferenze il deposito nazionale possa avere con i siti individuati e quindi risulta quasi inutile se non a verificare che il sito BA-5 è proprio contiguo al Bosco Difesa Grande. La sensazione è che, in realtà, non si voglia consentire di formare un’opinione basata su dati ma su movimenti viscerali: “no” a prescindere e viceversa.
Fabio Modesti
Chiarissimo ! Condivido. Le scorie da qualche parte dovranno pure essere depositate ma è altrettanto corretto che la popolazione possa facilmente accedere alle informazioni per esprimersi cum grano salis
Caro Fabio, concordo pienamente. Alcuni siti sono poi così illogici da non compre ndere come siano stati individuatio. Così Matera per esempio. I siti sulla costa jonica poi ripetono l’errore di individuare. Scanzano. Sono aree troppo prossime al mare, con elevazione minima. Con lo scavo si arriva subito sotto il livello medio del mare. Un caro saluto
Grazie, Vittorio, per il tuo qualificato intervento.
Ciao Fabio condivido tutto di quello che tu pensi e dici, ho sempre pensato che persone come te c’è ne sono poche che amano il proprio territorio.
Combattiamo affinché questi siti non deturpano la bellezza del nostro SUD.
Grazie, Stefano.
Caro Angelo, io non ne sarei così sicuro…