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Rinnovabili, Puglia tra essere e voler essere

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La Puglia vuole diventare hub dell’energia nel Mediterraneo ma non ha ancora aggiornato il suo Piano energetico. Già ora contribuisce con il fotovoltaico per il 13% della capacità installata nazionale e per il 24% con l’eolico. È la seconda regione per capacità installata da Fer-Elettriche (10% del dato nazionale). Ma l’assalto delle rinnovabili continua


In copertina, insegna di deposito di nafta a Bari in attività negli anni ’50 del secolo scorso – foto ©Fabio Modesti

di Fabio Modesti

Se si va a cercare nel portale web delle valutazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica quanti progetti per la realizzazione di impianti di energia rinnovabile siano proposti in Puglia, si rischia l’infarto. Alla data del 12 febbraio scorso sono circa 700 in corso di valutazione statale ed almeno l’80% di essi riguardano impianti di agrivoltaico (ossia fotovoltaico assieme ad attività agricola) con particolare distribuzione in provincia di Foggia e di Brindisi. I primi 17 progetti (tutti per agrivoltatico) sommano oltre 740 MW di potenza da installare. Chi volesse si può impegnare a fare il calcolo della potenza installabile e ne risulterebbe una quantità tale da poter soddisfare il fabbisogno di tre Italie. Ma sappiamo che la potenza dichiarata è una cosa, quella prodotta è ben altro in considerazione dell’insita inaffidabilità delle fonti rinnovabili nel produrre energia. La loro intermittenza, dovuta alle condizioni meteo che ne determinano il funzionamento, fa sì che non ci si possa fidare di loro più di tanto.

La lezione tedesca

La dimostrazione è quel che è accaduto circa tre anni fa in Germania dove il fortissimo vento sul Mare del Nord ha costretto i Paesi confinanti, ma interconnessi sulla rete di distribuzione, a subire il sovraccarico e rendendo difficile la vita ai cittadini. La Germania ha dovuto pagare per ridurre la produzione di energia da rinnovabili. Analoghi problemi di inaffidabilità ed incontrollabilità degli impianti di rinnovabili si sono presentati recentemente, sempre in Germania, per fatto contrario, ossia quando il vento ha abbandonato per lungo tempo il Mare del Nord ed il territorio tedesco. Si è dovuto così ricorrere alla riapertura di miniere di lignite ed al ripristino di centrali a carbone, arrivando ad emissioni record di CO2 che non si raggiungevano da decenni.

Il rischio di dover staccare… le rinnovabili

Ora come ora il mondo ha una disponibilità di energia mai avuta prima e nel piccolo mondo italico la Puglia vorrebbe diventare hub energetico ed il PNRR dovrebbe essere uno strumento per raggiungere l’obiettivo. I dati dicono che la Puglia detiene nel fotovoltaico il 13% del dato italiano in termini di capacità installata a fine 2020 e nell’eolico il 24% del dato italiano ed è la seconda regione per capacità installata da Fer-Elettriche (10% del dato nazionale). La questione è, però, che le scelte energetiche pugliesi vengono fatte a prescindere da tutto e da tutti. In particolare a prescindere dalla pianificazione energetica, assente in Puglia da molti, troppi anni, che potrebbe e dovrebbe rendere meno incompatibili gli impianti con paesaggio e biodiversità. In un’interessante intervista esclusiva rilasciata a MF-DowJones qualche giorno fa l’assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Anna Grazia Maraschio, ha detto che «la transizione deve essere governata» e che «siamo in fase di elaborazione del Pear (Piano energetico ambientale della Regione), tuttavia mancano gli scenari nazionali». Ma questa elaborazione (in realtà, aggiornamento) risulta troppo lunga (la procedura di Valutazione Ambientale Strategica – Vas – si è fermata da anni) ed intanto, tra ultimo Regolamento UE per incentivare le rinnovabili (a patto di dotarsi della necessaria pianificazione) e relativo decreto-legge in preparazione, l’assalto al territorio pugliese continua. A chi sarà distribuita tutta questa energia? In minima parte alla Puglia ed ai pugliesi, peraltro con costi sempre elevati e senza possibilità di sconti, in larga parte immessa nella rete nazionale. Ma quest’ultima è nelle stesse condizioni della rete tedesca di cui abbiamo detto all’inizio. Per cui, affidiamoci alla fortuna e speriamo di non dover avere black-out per sovraccarico energetico da rinnovabili.

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