Corriere del Mezzogiorno – Puglia del 16 febbraio 2023 pp. 1, 5
di Fabio Modesti
Dopo aver dichiarato illegittima l’ultima proroga in salsa pugliese, il Piano casa è ormai senza casa. La Corte costituzionale ha fatto la stessa cosa con la Regione Calabria con una sentenza pubblicata l’altro ieri. La differenza, non da poco, è che la Calabria non si è ancora dotata di un Piano paesaggistico mentre la Puglia sì, con merito, dal 2015. E con questo strumento di pianificazione territoriale le leggi pugliesi sul Piano casa hanno dovuto sistematicamente fare i conti a pena di tagliola di incostituzionalità. L’ultima sentenza della Consulta sulle norme pugliesi, pubblicata venerdì scorso, salva i procedimenti attivati entro il 2021. Quelli avviati nel 2022 sono in ballo nel senso che la retroattività della sentenza della Consulta deve essere valutata dalle amministrazioni comunali caso per caso al fine di verificare se sussistono presupposti per poter procedere con provvedimenti in autotutela (revoca) oppure no. Una situazione di fronte alla quale nessun dirigente o funzionario pubblico vorrebbe trovarsi. Anche perché c’è una scuola di pensiero tra gli avvocati che assistono imprese edili per la quale basta aver protocollato la richiesta di permesso di costruire presso il Comune per acquisire il diritto a realizzare con il Piano casa. E poiché Bari ne è l’epicentro in Puglia, qui vediamo situazioni su cui riflettere. Nelle sedute di fine dicembre dello scorso anno, la Giunta comunale ha approvato una dozzina di deliberazioni riguardanti la cessione e la monetizzazione delle aree a standard urbanistici propedeutiche al permesso di costruire con il Piano casa. Non si pone una questione di legittimità ma di opportunità considerato che la Corte costituzionale si era riunita un mese prima per valutare la legge pugliese ed a breve si attendeva la sentenza con la previsione più che facile che sarebbe andata com’è andata. Ora anche il Comune di Bari dovrà riconsiderare quei provvedimenti con i quali ha introitato circa 2,7 milioni di euro e vien facile da pensare che alla fine saranno fatti tutti salvi. Ma non si può non considerare che il Consiglio comunale si sarebbe potuto esprimere, se chiamato in causa, per indicare una strada di prudenza all’esecutivo del capoluogo. Per cercare di dare una cornice legislativa a queste situazioni, sostiene un esperto di diritto urbanistico, l’avvocato barese Beppe Macchione, si potrebbe far transitare questi procedimenti tra quelli previsti dalla legge regionale “ecocasa” (la n. 20/2022). Ma anche questa è sotto esame della Consulta e chissà come andrà a finire.