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La mini frenata alle rinnovabili – Se il governo ci mette energia

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Corriere del Mezzogiorno – Puglia del 4 marzo 2023, pag. 1

di Fabio Modesti

Non era nelle previsioni trovare nel decreto-legge per l’attuazione del PNRR, messo a punto dal Ministro Raffaele Fitto ed entrato in vigore il 25 febbraio, la tutela di parti di territorio dall’arrembaggio delle rinnovabili. Eppure qualcosa c’è che non c’era, ad esempio, nei vari provvedimenti legislativi di promozione di energie rinnovabili dell’era Draghi/Cingolani e, prima ancora, delle ere Conte 1 e Conte 2. Quel qualcosa è una, sia pur minima, intendiamoci, attenzione alle aree protette ed ai Siti Natura 2000 (tutelati dalle Direttive UE). L’articolo 49, che riguarda semplificazioni per l’installazione di impianti di energie rinnovabili, estende anche agli impianti eolici con potenza complessiva fino a 20 kW l’esonero da autorizzazioni e permessi ma solo se realizzati al di fuori di aree protette e Siti Natura 2000. Ed ancora, gli impianti fotovoltaici realizzati su suoli agricoli (anche il cosiddetto “agrivoltaico”) con il nuovo decreto-legge possono essere considerati strumentali all’attività agricola, con tutto ciò che comporta anche dal punto di vista fiscale ed autorizzativo, ma solo se posti al di fuori di aree protette e Siti Natura 2000 e solo dopo che si siano definite le aree idonee alla loro installazione. Ossia, nelle aree protette e nei Siti Natura 2000 gli impianti fotovoltaici eventualmente realizzati in aree agricole sono equiparati ad impianti industriali con tutto quel che ne consegue dal punto di vista fiscale e della loro (in)compatibilità con la tutela di paesaggi ed ecosistemi. Un disincentivo a collocare specchi in aree sensibili. Quanto alla necessaria individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti di rinnovabili, la questione è spinosa ed in Puglia ancor di più. L’aggiornamento del Piano energetico regionale langue da molti e molti anni. Avviata la procedura di Valutazione ambientale strategica oltre un lustro fa, tutto si è fermato. Con quell’aggiornamento si sarebbero potute individuare le aree non idonee all’installazione di impianti di rinnovabili e ciò si sarebbe potuto fare, addirittura, anche con una legge regionale nel corso del procedimento di approvazione del Piano. Invece, nulla è accaduto e si è lasciato campo libero a norme nazionali che hanno dato una spinta fuori controllo alla presenza di torri eoliche e specchi dovunque e comunque. La Puglia è divenuta vittima e carnefice allo stesso tempo dello scempio dei paesaggi che la identificano. Ci voleva un decreto-legge di un governo di centro-destra a porre piccoli paletti di tutela che pure l’UE chiede ma che la Puglia sembra disdegnare.

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