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Noi, Israele e gli antichi retaggi

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di Fabio Modesti

Quando in tenera età accompagnavo mia madre a Trani, lì vissuta fino all’inizio degli anni ’50 del secolo scorso, era tappa d’obbligo andare a dare uno sguardo al palazzo avito (ahinoi, non più di proprietà) in piazza Mazzini con la lapide dedicata al bisnonno Giuseppe Giuliani, giurista e repubblicano mazziniano. Per arrivarci passavamo dalla zona della giudecca, teatro del cosiddetto “miracolo eucaristico” di Trani, una leggenda secondo la quale nel periodo medievale una donna ebrea trafugò un’ostia consacrata da una chiesa e la portò a casa mettendola a friggere in una padella per vedere se si trasformasse in corpo di Cristo. L’ostia sanguinò ed il sangue inondò prima tutta la casa e in seguito le vie del quartiere. L’avvenimento leggendario veniva ricordato fino a qualche anno fa nella processione del giovedì santo con a capo molti esponenti di famiglie nobili locali. Da allora ho sempre avuto una curiosità intellettuale per l’ebraismo, per il popolo ebraico e per Israele, loro Stato. Nel corso del tempo mi sono reso conto che, per uno strano caso del destino, gli scrittori da me preferiti (Elias Canetti, Joseph Roth, Philip Roth, Simon Schama, David Grossman ed altri) erano e sono ebrei. Mi sono anche reso conto che molta parte dei premi Nobel sono ebrei e che Israele è un laboratorio in costante produzione di innovazione tecnologica, di ricerca e sviluppo. Ma soprattutto che Israele è l’unico Stato democratico di quella parte di mondo chiamata Medio Oriente, è il luogo dove l’occidente ha il suo specchio migliore in molti campi. Insomma, mi sono reso conto che Israele, e quindi il popolo ebraico, è parte della nostra cultura e del nostro modo di vivere secondo le regole del rispetto della persona umana e della libertà nel senso più pieno. Mi sono anche reso conto che Israele è solo ed è accerchiato da Paesi che hanno nei propri scopi statuali la scomparsa degli ebrei e del loro Stato. Quel che sta avvenendo nella striscia di Gaza è il risultato di quel che è avvenuto il 7 ottobre scorso, ossia il rimaterializzarsi dell’idea dell’annientamento degli Ebrei, della soluzione finale perseguita dai nazisti. Ma è anche il risultato del 24 febbraio del 2022, dell’invasione russa dell’Ucraina, della disperazione di un dittatore, Putin, che non può e non vuole avere alle porte Paesi liberi e democratici che possano “inquinare” il popolo russo da sempre tenuto sotto il tacco di governanti peggiori dei peggiori feudatari. Non volere alle porte persone libere di incontrarsi, di fare musica, di fare politica, di organizzarsi liberamente e di liberamente esprimere le proprie opinioni è la prerogativa di Putin e di Hamas, dell’Iran e della Siria. L’odio è così verso ogni ebreo che rappresenta quel modo di vivere e di pensare. Non che Israele sia immune da derive populiste e di fanatismo religioso. Nethanyau lo dimostra avendo deliberatamente avendo scelto di dare mano libera agli ebrei ortodossi degli insediamenti abusivi in Cisgiordania e di lasciare Hamas in grado di organizzarsi e di preparare in tranquillità il 7 ottobre. Ma in Israele si vota (anche troppo spesso) democraticamente e liberamente e Nethanyau, quando finirà l’intervento nella striscia di Gaza, sarà verosimilmente cancellato dalla vita politica di quel Paese. Mi sono anche reso conto che la vita culturale e politica italiana è in balìa della peggiore ignoranza e del più bieco opportunismo. Lo dimostrano i cortei pro Palestina, in realtà pro Hamas, i documenti di alcuni cattedratici universitari italiani schieratisi contro Israele per l’intervento a Gaza ma in realtà con motivazioni antisioniste ed antisemite, la gestione delle notizie da parte di molti organi di informazione. Ma anche il non detto da parte di Papa Francesco, sempre così vago e terzomondista e l’atteggiamento di molti Sindaci e Presidenti di Regione. A proposito di questi ultimi, come non notare, che il Sindaco di Bari e Presidente dell’ANCI non abbia detto una parola (almeno, io non l’ho né sentita né letta) su quel che è accaduto il 7 ottobre ma anche sull’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio di un anno fa e sulla feroce repressione dei figli dell’Iran da parte dei sanguinari ayatollah? E come non notare che medesimo comportamento ha avuto il Presidente della Regione Puglia, vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Michele Emiliano? Una Regione che vuole avere una presenza internazionale nei commerci e nelle scelte politiche che si comporta come le tre scimmiette non sento, non vedo e non parlo. Sto con Israele, starò con Israele perché è parte di noi e lo posso dire anche quando Israele sbaglia senza il timore di essere sgozzato per strada.

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