Corriere del Mezzogiorno – Puglia del 26 gennaio 2024, pag. 1
di Fabio Modesti
Sarebbe utile sapere qual è il Virgilio che guida il Consiglio regionale pugliese nel periglioso viaggio alla ricerca di un’autonomia fuori dalle regole costituzionali. Ora, poi, che il Parlamento si accinge ad approvare definitivamente la legge sull’autonomia regionale ma differenziata, contrariamente a quel che da tempo sostiene Michele Emiliano che sul tema vuole lanciare un referendum. In questo viaggio “la navicella dell’ingegno” della Puglia sbatte da diverso tempo contro gli scogli dell’incostituzionalità delle proprie norme. L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda quella contenuta nella legge regionale di bilancio 2024 con la quale si è cercato di ribaltare la disciplina dell’accertamento di conformità di abusi edilizi. Come scritto sul Corriere del 23 dicembre scorso, quella disposizione, frutto di un emendamento in Consiglio regionale proposto peraltro anche da un assessore, era destinato ad essere censurato per incostituzionalità dal governo poiché in evidente contrasto con il testo unico in materia edilizia (D.P.R. n. 380/2001) che richiede, all’articolo 36, per la sanatoria edilizia la cosiddetta “doppia conformità”, cioè conformità allo strumento urbanistico vigente al tempo della realizzazione dell’abuso e conformità a quello vigente al momento della domanda di autorizzazione in sanatoria. La norma regionale (art. 63) della legge di bilancio 2024 cancella la conformità al primo strumento urbanistico e lascia che essa venga dimostrata solo con riferimento a quello vigente al momento dell’istanza di autorizzazione. In questo modo la Regione Puglia ha esorbitato dalle competenze attribuitele dalla Costituzione e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, guidato dal leghista Salvini, ha chiesto alla Regione di cancellare quella norma, pena l’impugnazione davanti alla Consulta. Una specie di legge del contrappasso. La qualità della legislazione pugliese appare sempre più scadente, frutto di un Consiglio regionale sempre più impegnato a rincorrere soluzioni per esigenze definibili eufemisticamente puntuali. Gli emendamenti presentati in Aula all’istante spesso non riescono ad avere uno straccio di referto di ammissibilità e di legittimità dagli uffici, zero filtri per i consiglieri regionali. E quella navicella è sempre più senza nocchiero. L’autonomia che “si va cercando” evidentemente non è tanto conosciuta e porta a produrre norme chiaramente illegittime che espongono enti locali e cittadini a rischi oltre ogni ragionevolezza. Se è questo che si oppone al ddl Calderoli, è ben poca cosa.