Cinque milioni di Euro: tanto sarebbero costati lavori di sistemazione idraulica del fiume pugliese a valle della ferrovia e fino alla foce. Ma per fortuna il Commissario di Governo per il rischio idrogeologico in Puglia, che ha proposto il progetto, ammette che non serve a nulla e fa archiviare la pratica.
Stanziare 5 milioni di Euro, affrontare da giugno 2019 una trafila progettuale ed amministrativa non da poco per dire, quasi alla fine, «è emersa l’assenza di elementi di entità a rischio da salvaguardare e (…) l’inefficacia dell’intervento in termini di riduzione del rischio idraulico per l’assenza di infrastrutture viarie strategiche, e/o centri abitati o edifici produttivi a valle della linea ferroviaria. Pertanto, trasmette formale richiesta di ritiro dell’istanza di procedura di Valutazione di Impatto Ambientale». È vero, credetemi è accaduto al secondo lotto del progetto definitivo “Interventi prioritari di mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico Fiume Fortore in agro di Serracapriola e Lesina (FG)”, promosso dal Commissario di Governo per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione Puglia, ufficio affidato a Raffaele (Elio) Sannicandro
Un fiume da proteggere
Il Fortore (Sito Natura 2000 tutelato dalle norme UE per la tutela di habitat naturali e specie selvatiche) è l’unico fiume pugliese che nel suo percorso ha mantenuto alti livelli di naturalità tanto da essere destinato a diventare area protetta, un obiettivo mai concretizzatosi. La giunta regionale, infatti, il 2 febbraio 2010 adottò il disegno di legge di istituzione del parco naturale regionale Medio Fortore mai convertito in legge e quindi decaduto con la fine di quella legislatura, dopo che con la legge regionale n. 22/2009 quel territorio era stato inserito nell’elenco delle aree protette da istituire. Del fiume, solo la parte finale con la foce è inserita nel perimetro del Parco Nazionale del Gargano. E su quell’area la Commissione UE ha investito nel 2005 oltre 1,5 milioni di Euro con un progetto LIFE Natura tra Puglia e Molise, raggiungendo solo in parte gli obiettivi fissati. L’intervento proposto dal Commissario contro il dissesto idrogeologico in Puglia mira, o, meglio, mirava, a realizzare «opere di contenimento (linee arginali in destra e sinistra del F. Fortore) a valle del rilevato ferroviario, fino alla foce […] basate su approfonditi studi di dettaglio geomorfologici e idraulici, volti alla definizione di un quadro conoscitivo dettagliato. […] Gli interventi sono stati individuati con il supporto di specifici studi idraulici, in linea con i parametri idrologici indicati nel Progetto del Piano Stralcio del Fiume Fortore – “Relazione generale (assetto di versante – assetto idraulico)”, adottato nel settembre 2016».
Ci sono altri progetti così?
Evidentemente, però, questi approfondimenti incredibilmente non sono stati sufficienti ad «individuare elementi di entità a rischio da salvaguardare». È pur vero che in sede di valutazione di impatto ambientale (VIA) il progetto è stato piuttosto bastonato soprattutto per gli aspetti paesaggistici e naturalistici. Tra l’altro, lì è emerso che le previsioni progettuali del Commissario non tenevano in considerazione neanche il progetto di raddoppio della linea ferroviaria Termoli–Lesina. L’accaduto comporta alcune preoccupate riflessioni. In primo luogo, se il proponente si è reso conto che il progetto sostanzialmente non serviva a nulla pur avendogli destinato 5 milioni di Euro, immaginiamo che ve ne possano essere altri afflitti, per così dire, dalla stessa sindrome. In secondo luogo, emerge ancora una volta come le ingenti risorse finanziarie pure stanziate per interventi “ambientali” in molte circostanze vengano persi, o quantomeno messi in serio pericolo, non per la “burocrazia malvagia” ma perché i progetti sono datati, sovradimensionati e fatti male.
Perché è importante prevenire
E viene in rilievo come nella pubblica amministrazione non si cerchino mai preventivi condivisione ed esame progettuale ma solo l’osservanza maldigerita di adempimenti dovuti. In terzo ed ultimo luogo, siamo non poco spaventati, alla luce dell’”esempio Fortore”, di come potranno essere gestiti i fondi Next Generation EU ponendoci il dubbio se sia la pubblica amministrazione a dover essere riformata (perché finora è stata deformata) oppure se debba essere la classe politica che amministra la cosa pubblica in grado di mettere a punto norme razionali, precise, semplici e di immediata applicazione.
Fabio Modesti
Grazie Fabio!
Sempre puntuale, realistico ma allo stesso tempo visionario.
Di interventi così purtroppo se ne vedono tanti, valanghe di euro che sotto gli ombrelli “emergenza”, “rischio” e “interesse pubblico” spesso, nella migliore delle ipotesi, si rivelano inutile sperpero di risorse pubbliche. Quando avremmo tanto bisogno di risorse per la “prevenzione”!
Faccio un solo esempio concreto di un progetto che prevedeva una somma cospicua per “proteggere” le aree perifluviali dalle inondazioni dovute alle dinamiche del corso d’acqua attraverso le solite gabbionate (che vengono puntualmente distrutte dalle piene dopo pochi anni), ebbene il finanziamento stanziato superava il valore d’acquisto delle aree che si supponeva di proteggere con l’intervento! Quindi sarebbe bastato acquistarle per risolvere (ma questa volta definitivamente) il problema e lasciare spazio al fiume, nella sua dinamica naturale.
Nelle commissioni paesaggio e VIA si cerca di “mitigare” inserendo prescrizioni o evidenziando con rispetto l’inutilità o i danni di certe opere, ma purtroppo è successo che le tecnostrutture competenti vengano richiamate dall’autorità proponente, quasi come se fosse un’eresia mettere in discussione un intervento di “mitigazione del dissesto idrogeologico”.
Ho scritto “al passato” perché, da inguaribile ottimista, spero proprio che questa notizia del Fortore sia il segnale di un cambio di rotta definitivo verso interventi a lungo termine di “riqualificazione fluviale” che ci allinei finalmente a quanto accade da anni nel centro-nord del nostro Paese e in tutto il resto dell’Europa.
Grazie a te, Maurizio, per l’importante commento. In ogni caso, alla parola “tecnostruttura” mi si rizzano i peli sulle braccia. Non so perché ma non l’ho mai digerita.
Non conoscevo questa rivista online e me ne compiaccio, visto il deserto delle informazioni e delle opinioni in tema di salvaguardia della natura e biodiversità.
Noi ci occupiamo della Valle dell Ofanto da una decina di anni con qualche risultato e molta indifferenza o resistenza da parte dei maggiorenti ambientalisti o presunti tali a livello nazionale. Sarebbe gradita una informativa sull ecomostro eolico che sta per invadere anche la ns valle. Attendo Vs disponibilità.
Il presidente http://Www.consorzioproo
Buongiorno e grazie per il complimento. Sono ovviamente disponibile ad occuparmi anche dell’impianto eolico sull’Ofanto. Mi invia qualche informazione e link a info@fabiomodesti.it? Grazie.