Una ricerca condotta in Francia in una faggeta in libera evoluzione da 150 anni evidenzia gli alti tassi di inquinamento da metalli pesanti nei boschi d’Europa ● Sono stati analizzati i dendrotelmi, le conchette che spesso si trovano alla base dei tronchi in corrispondenza di biforcazioni, vecchie ferite o distaccamento di rami
In copertina, dendrotelma alla base di un cerro nelle foreste dei Monti Dauni in Puglia – foto ©Fabio Modesti
di Fabio Modesti
Sul sito web dell’associazione “Francis Hallé per la foresta primaria” è stata pubblicata un’intervista a Thibaut Rota, ricercatore presso l’Istituto federale svizzero di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL, che, assieme ad altri cinque ricercatori, ha esaminato i dendrotelmi , cavità nei tronchi degli alberi in cui si depositano i sedimenti, che permettono di monitorare l’inquinamento nel tempo ed in particolare quello da metalli pesanti. La ricerca è stata condotta nel 2024 nella foresta di Massane, una faggeta in libera evoluzione da 150 anni. In particolare, dice Rota, è il piombo il principale nemico delle foreste europee perché è un elemento neurotossico che causa avvelenamento. «Alcuni scienziati – dice Rota -ne stanno studiando gli effetti sulla riduzione del QI e persino sull’aumento dei tassi di criminalità. Le piogge acide rilasciavano anche alluminio nel terreno, rendendolo disponibile per le piante, il che ha causato molta preoccupazione. I problemi ambientali e quelli per la salute umana sono collegati. Nonostante la diminuzione complessiva dell’inquinamento atmosferico, quello da metalli pesanti rimane il principale rischio ambientale per la salute in Europa» . I metalli pesanti sono duraturi. «Abbiamo confrontato – continua Rota – la loro presenza nel fiume Massane e in due foreste svizzere, Silhwald e Morcote, con aree dell’Amazzonia. L’aria lì è molto meno inquinata che in Europa, ma ci sono altri problemi, a livello locale, come l’elevata presenza di mercurio legata alle attività minerarie dei cercatori d’oro, ad esempio. E quando la foresta brucia, può causare una concentrazione di metalli pesanti quando vengono ridepositati. Possono essere tossici a basse dosi». I ricercatori si sono concentrati sui dendrotermi dei faggi di Massane, conchette che si formano tra le biforcazioni, o a livello di vecchie ferite, quando l’albero ha perso un ramo. «In un grande faggio della Massane – afferma Rota – possiamo trovare fino a 60 litri d’acqua. La materia organica, come le foglie, si accumula lì. Alcuni organismi, insetti, artropodi, sono specializzati in questi habitat. Le foreste antiche sono adatte a questo: più sono vecchie, più cavità ci sono. Nella foresta amazzonica, ne troviamo centinaia, persino migliaia per ettaro, mentre è più raro nelle foreste secondarie europee».
I dati non confortanti per le foreste europee
«Il sito di Morcote, tra la Svizzera meridionale e l’Italia settentrionale, è il più inquinato tra quelli che abbiamo studiato in Europa – secondo Rota -. Si trova vicino alla linea Torino-Lione, con molti mezzi pesanti in circolazione, ed è un’area altamente industrializzata, vicina al Po. Ci siamo concentrati solo su otto elementi: Vanadio, Nichel, Zinco, Cadmio, Cromo, Rame, Arsenico e Piombo. Perché si trovano in concentrazioni relativamente elevate e perché sono noti per essere tossici. Gli effetti del cocktail non sono facili da valutare; questo richiederebbe studi più approfonditi, ma la mia sensazione è che potremmo identificare molti altri elementi ampliando le analisi. DDT, tutti i pesticidi e altri prodotti residui… Li avremmo sicuramente trovati se li avessimo cercati in questi dendrotelmi. Questo progetto di ricerca è durato un anno, quindi è un periodo piuttosto breve, ma è necessario andare oltre, con altri specialisti: la chimica dei metalli e la chimica organica sono diverse, non utilizzano le stesse macchine. Tuttavia, è un buon punto di partenza iniziare con i metalli». L’accumulo di inquinanti, in particolare di metalli pesanti, nei dendrotelmi determina casi di diffusione delle sostanze anche nelle specie animali. «In sei mesi a Massane – conclude Rota – abbiamo filmato genette, scoiattoli, martore, merli, tordi comuni, picchi muratori, lucertole, topi. È una foresta del sud; gli animali hanno sete e vengono a bere lì quando i corsi d’acqua si prosciugano, come accade sempre più spesso. I problemi convergono, tra inquinamento atmosferico e siccità».

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